Nuove linee guida Esc su dislipidemie e FA

 Tra le nuove linee guida (Lg) Esc (European society of cardiology) presentate a Roma, in occasione del recente congresso annuale della società scientifica, quelle relative alla gestione delle dislipidemie e della fibrillazione atriale (Af) contengono forse i maggiori elementi di novità. Un esempio sono i valori target di colesterolemia-Ldl (Ldl-c) che - nel documento sul trattamento dell'ipercolesterolemia, elaborato in collaborazione con la Società europea per lo studio dell'aterosclerosi (Eas) - appaiono più stringenti. «L'obiettivo terapeutico varia in funzione del rischio» specifica Alberico Catapano, presidente Eas e docente di Farmacologia all'Università degli studi di Milano. «Nei soggetti a rischio basso o moderato si può considerare un livello <115 mg/dL; in quelli ad alto rischio il target scende a 100 mg/dL oppure occorre una riduzione di Ldl-c di almeno il 50% se al basale il valore è tra 100 e 200 mg/dL; nei pazienti a rischio molto alto l'obiettivo consigliato è di 70 mg/dL o una riduzione di almeno il 50% se al basale le Ldl sono comprese tra 70 e 135 mg/dL». 
 
Per ridurre l'Ldl-c «le linee guida prevedono due livelli di azione» spiega Catapano. Il primo si basa su «un regime alimentare specifico, in base all'obiettivo che può essere quello di ridurre il colesterolo complessivo oppure di aumentare l'Hdl-c». Si devono quindi scegliere gli alimenti in base alla loro efficacia specifica (meno grassi, più fibre e fitosteroli per ridurre le Ldl-c; riduzione del peso e del consumo di alcol per far diminuire i trigliceridi; meno lipidi e più attività fisica per aumentare l'Hdl-c). Il secondo livello di azione è mirato a «una maggiore aderenza alla terapia farmacologica, primaria e secondaria, che oggi è molto bassa: dopo un anno solo il 40% dei pazienti la segue regolarmente» afferma Catapano. Tanto che «in quest'ambito abbiamo inserito suggerimenti per come aumentare l'aderenza anche ricorrendo a reminder e terapie combinate». Presentando le Lg sulla gestione della fibrillazione atriale (Af) - sviluppate dell'Esc insieme all'European association for cardio-thoracic surgery (Eacts), Paulus Kirchhof, dell'Istituto di Scienze cardiovascolari dell'Università di Birmingham, evidenzia la necessità di un approccio integrato con un'organizzazione strutturata di cura e follow-up per tutti i pazienti con Af allo scopo di migliorare l'aderenza e ridurre le ospedalizzazioni e la mortalità. In quest'ottica identifica 5 domini di gestione dell'Af (cui corrispondono, specifici trattamenti, outcome desiderati e benefici per il paziente). 
 
Tali domini sono: 
1) il controllo della frequenza in fase acuta e del ritmo (con beta-bloccanti o cardioversione, da cui stabilità emodinamica e quindi miglioramento di spettanza e qualità di vita);
 
2) la gestione dei fattori precipitanti (grazie a modifiche allo stile di vita e al trattamento di condizioni cardiovascolari sottostanti, con riduzione del rischio cardiovascolare);
 
3) la valutazione del rischio di ictus (mediante anticoagulazione orale nei pazienti a rischio, al fine di prevenire uno stroke);
 
4) la valutazione della frequenza cardiaca (con terapia di controllo della frequenza per ottenere un miglioramento sintomatologico e la preservazione della funzione ventricolare sinistra e quindi un miglioramento dell'autonomia e della funzione sociale);
 
5) la valutazione dei sintomi (ed eventuale intervento con antiaritmici, cardioversione, ablazione transcatetere, chirurgia dell'Af al fine di avere un miglioramento dei sintomi). L'impatto più rilevante ai fini della cardiologia clinica pratica, però, è il ridimensionamento, nelle nuove Lg, dello score Has-Bled, per cui un punteggio >3 non rappresenta più una controindicazione all'uso dei nuovi anticoagulanti orali (Nao), implicando il superamento di un potenziale ostacolo alla loro prescrizione. Tanto più che ora è anche considerato possibile, nei soggetti con Cha2Ds2Vasc = 1, iniziare una profilassi antitrombotica a discrezione del medico.
Fonte:doctor33.it

 

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